Alfa 75
E’ il mese di maggio 1985 quando vede la luce l’erede della Nuova Giulietta. Ricorrono i settantacinque anni della nascita del Marchio e in Alfa si decide di chiamare la nuova vettura semplicemente “Alfa 75”. Ultima berlina media dell’Alfa a trazione posteriore, si fa da subito apprezzare per l’innato piacere di guida e per le sue prestazioni ma, al tempo stesso, per le numerose innovazioni che con essa vanno a debutto e che portano l’auto all’importante traguardo delle 386.773 vetture prodotte. Il progetto dell’Alfa 75 (il cui codice è K1) nasce già nel 1982, insieme a quello dell’Alfa 90 (codice K2): per la parte meccanica la scelta è obbligata: transaxle di origine Alfetta che, pur essendo un progetto datato, è ancora molto competitivo. Mentre lo studio della carrozzeria dell’Alfa 90 viene affidato a Bertone, l’incarico di disegnare la 75 viene affidato al Centro Stile Alfa Romeo diretto da Ermanno Cressoni. Il risultato è una linea giovanile e molto personale, caratterizzata dal profilo a cuneo sottolineato da una fascia nera che percorre l’intera fiancata e che culmina in un accenno di spoiler sulla coda. Il CX (0.38) è solo discreto, ma una sezione frontale ridotta dona comunque la giusta brillantezza alle sue prestazioni. Per ciò che concerne l’aspetto motoristico, il debutto avviene con i classici propulsori quattro cilindri bialbero 1.6 (110 CV per 180 Km/h di velocità), 1.8 (120 CV per 190 Km/h di velocità) e 2.0 (128 CV per 195 Km/h di velocità) ripresi direttamente dalla progenitrice Giulietta, come anche il 2.0 turbodiesel che però, viene equipaggiato con intercooler e porta la potenza a 95 CV per una velocità di 175 Km/h. Al vertice della gamma si pone invece la 2.5i V6 (presentato anche in versione catalitica e con l’optional del cambio automatico) della Quadrifoglio Verde, forte di 156 CV ed una velocità massima di 205 Km/h. Lo slogan al lancio è di quelli forti: “finalmente il turbo si merita un’Alfa Romeo” e propone anche per la neonata Alfa una motorizzazione sovralimentata che segue quanto in di più in voga in questi anni, merito è anche di una tassazione penalizzante per le cilindrate sopra i due litri.L’utilizzo del turbo in larga scala è del 1986 con la 75 1.8i Turbo, equipaggiata da un propulsore da 1779 cc (80 x 88,50 mm), 155 CV a 5800 giri/min e 23 kgm a 2600 giri/min, capace di raggiungere una velocità massima di 205 Km/h con prestazioni davvero simili a quelle del modello equipaggiato con i 6 cilindri da 2 litri e mezzo. Ne derivano le versioni “Turbo America” (equipaggiata da un diverso allestimento di carrozzeria e la serie limitata (per l’omologazione Gruppo A è necessario produrre 500 esemplari) 75 1.8i Turbo Evoluzione, con carrozzeria aerodinamica appositamente studiata in galleria del vento e cilindrata ridotta a 1762 cc. Altra grande novità che affianca il turbo è quella del propulsore 2.0i Twin Spark dotato di due candele per cilindro. In questo caso, il quattro cilindri bialbero 2.0 (1962 cc, 84 x 88,5 mm), dotato di “testa stretta”, variatore di fase, iniezione elettronica e doppia accensione, è in grado di erogare ben 148 CV a 5800 giri/min (coppia di 19 kgm a 4700 giri/min), valore di quasi 20 CV superiore al “vecchio” bialbero. La presentazione di questo motore colma il gap con i motori di altre case costruttrici che in questi anni cominciano a produrre ottimi 16 valvole. Ma il nuovissimo Twin Spark sfrutta tutta la sua potenza massima, restando molto più guidabile e pronto anche a regimi intermedi grazie anche ad una eccellente curva di potenza, regolarità di funzionamento, bassi consumi specifici e all’abbattimento delle emissioni.