Alfa 146


L’Alfa Romeo 146 è rimasta in vendita dal 1995 al 2001. Questa berlina a cinque porte, con carrozzeria (quasi) a tre volumi, faceva coppia nel listino della casa del “biscione” con l’Alfa Romeo 145, auto a tre porte con carrozzeria a due volumi, chiamata insieme a lei a sostituire l’ormai datata 33. Il design era ascrivibile all’estro creativo degli uomini del Centro Stile Alfa Romeo che, però, in questo caso furono meno efficaci nello svolgimento del tema rispetto a quanto fatto con la 145, perdendo qualcosa in termini di originalità. Del resto, il vincolo della parentela rendeva meno agibili gli slanci creativi, smorzando le migliori ambizioni. Walter de Silva, che guidò la definizione delle linee, seppe fare molto meglio con altre proposte, entrate nel cuore della gente: penso in particolare alla 156, restando nell’ambito dello stesso marchio. L’Alfa Romeo 146 riuscì comunque a guadagnare il consenso di mercato, con numeri ben maggiori rispetto alla sorella a due volumi. In totale, nel corso del suo ciclo produttivo, presero forma 673.435 esemplari. Difficile dire quali cifre si aspettassero i manager della casa del “biscione” al momento della presentazione dell’auto al Salone di Ginevra del marzo 1995. Credo, tuttavia, che i loro obiettivi più realistici siano stati centrati. Tornando al look, apprezzo il frontale e lo slancio del profilo laterale, ma lo specchio di coda sembra pesante ed è forse il punto debole sul piano estetico. Come già detto, non si poteva fare molto meglio, anche a causa delle dimensioni, soprattutto della lunghezza di 4257 mm. Questi gli altri dati di ingombro: 1712 mm di larghezza, 1425 mm di altezza, 2540 mm di passo. La massa registrata alla bilancia dell’Alfa Romeo 146  variava da 1140 a 1275 chilogrammi, in base alla versione e all’allestimento. Nelle prima fasi della sua vita commerciale, la berlina a cinque porte, prodotta a Pomigliano d’Arco, era spinta da unità boxer a quattro cilindri da 1351, 1536 e 1712 centimetri cubi. Il più grosso dei tre si giovava della distribuzione a sedici valvole. Ecco le rispettive potenze: 90, 103 e 129 cavalli. Interessante la verve dinamica della versione col propulsore più grosso, che accelerava da 0 a 100 km/h in 10.2 secondi e raggiungeva una velocità massima di 201 km/h. Ai potenziali acquirenti era anche proposto un motore diesel da 1929 centimetri cubi, con 90 cavalli all’attivo, già installato su altri modelli del gruppo. Due gli allestimenti disponibili: “base” ed “L”. Quest’ultimo, più ricco e lussuoso, era l’unico offerto per la 1.7 16v. Nel 1996 giunse sul mercato l’Alfa Romeo 146 Ti, spinta dal nuovo motore a benzina a quattro cilindri Twin Spark da 1970 centimetri cubi, a sedici valvole, che erogava una potenza massima di 150 cavalli. Qui il passaggio da 0 a 100 km/h veniva liquidato in 8.5 secondi e la punta velocistica si spingeva a quota 215 km/h. Poi questa unità propulsiva guadagnò altri 5 cavalli, con piccoli riflessi positivi sulle performance. Nel 1997, insieme alla seconda serie del modello, entrarono in listino i nuovi motori Twin Spark da 1370, 1598 e 1747 centimetri cubi, più efficienti e parchi nei consumi. Le potenze andavano dai 103 cavalli dell’unità da 1.3 litri ai 120 di quella da 1.6 litri, fino ai 140 del cuore da 1.8 litri che, nella sua versione più spinta, del 1998, giunse a 144 cavalli. I freni, nel frattempo, erano stati dotati di ABS su tutte le versioni della gamma.  Giunse pure l’Airbag lato guidatore, per migliorare la sicurezza passiva. A quella attiva ci pensava il sano comportamento dinamico dell’Alfa Romeo 146. La vettura fu sottoposta ad alcuni piccoli restyling interni ed esterni nel corso della sua carriera. L’ultimo giunse nel 1999, con l’arrivo della terza serie, che portò al debutto il nuovo motore common rail JTD da 1910 centimetri cubi e 105 cavalli, in sostituzione del precedente turbodiesel da 2 litri, ormai anzianotto come concezione.  Il congedo dell’auto era ormai prossimo.